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Storia del Palazzo di Giustizia

Dalla Gran Corte della Vicaria al Nuovo Palazzo di Giustizia

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8 marzo 2024

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La prima magistratura di appello di tutte le corti del Regno di Napoli per le cause criminali e civili fu la Gran Corte della Vicaria, che nacque dalla fusione del Tribunale del Vicario con la Gran Corte e fu istituita da Carlo II d'Angiò. Ebbe la sua prima sede a Napoli poi fu trasferita temporaneamente a Frattamaggiore nel 1493 a causa di un'epidemia che colpì la città partenopea. A seguito della riforma del 1537 voluta da Don Pedro di Toledo, fu spostata con tutte le magistrature a Castel Capuano.

Era strutturata in quattro sezioni, due riservate alle cause civili e altrettante a quelle criminali. In particolare, giudicava in prima istanza su alcune materie sia del ramo civilistico (pupilli, vedove, sfratti) che di quello criminale (reati commessi nel napoletano), mentre per quest’ultima branca decideva in appello per tutti i decreti emanati nelle province del Regno.

Durante la Rivoluzione Napoletana del 1799 venne temporaneamente ridefinita in “Gran Corte Nazionale”, con presidente Giacinto Dragonetti.

Divenne un tribunale secondario dopo la creazione del Sacro Regio Consiglio, un organo giudiziario a composizione collegiale del Regno di Napoli, istituito nel XV secolo dagli Aragonesi con funzioni consultive verso il governo, che divenne tribunale di appello sulle decisioni della Regia Camera della Sommaria; infine, sostituendosi all'antica Gran Corte della Vicaria, che pure non fu abolita, divenne Corte Suprema del Regno. Nel XVII secolo rappresentò l'unica corte competente per le liti inerenti ai feudi ed i feudatari, sia di carattere civile che penale. Su queste liti giudicava in via definitiva ed inappellabile, anche se le sentenze potevano essere successivamente riformulate dallo stesso organo. L'enormità delle cause avanti questo tribunale e la mancanza di commissioni o altri organi esaminatori rendeva il procedimento delle diverse istanze molto lungo.

Inizialmente composto da un'unica sezione di nove consiglieri dottori nella legge, due supplenti ed un Presidente, il Sacro Regio Consiglio fu poi ampliato ed ordinato in quattro sezioni da Carlo V di Spagna. Il Presidente del Sacro Consiglio, era il LOGOTETA o LOGOTHETA, capo della Segreteria regia. Era il primo ambasciatore del re, il grande diplomatico; nominava notai e giudici, legittimava i figli nati al di fuori del matrimonio. Per insegne aveva un libro aperto.

Nel secolo successivo le funzioni di appello furono esercitate dalla Gran Corte Criminale e dalla Gran Corte Civile

  • La Gran Corte Criminale era divisa in due camere, e aveva un presidente, un vice-presidente, 12 giudici, un procuratore del Re, due sostituti, un cancelliere ed un vice-cancelliere. Giudicava, in prima ed unica istanza, tutte le cause di alto criminale col numero di sei voti; ed in grado di appello con quattro voti sulle sentenze correzionali dei giudici di circondario. A Napoli vi erano quattro giudici istruttori, che nelle province erano uno per distretto. Presso di essi era presidiata la polizia giudiziaria alle dipendenze della corte criminale.
  • La Gran Corte Civile era il tribunale di appello per la provincia di Napoli e per sei altre province le più vicine alla capitale. Aveva 21 giudici divisi in tre camere con un presidente, due vice-presidenti, un procuratore del Re, due sostituti, un cancelliere e due vice-cancellieri.

La dizione moderna di Corte di Appello, fatta propria da tutte le Corti italiane e ancor oggi in vigore, fu definitivamente introdotta con un decreto di Giuseppe Bonaparte nel 1809.

A Castel Capuano la Corte d’Appello ed il Tribunale sono rimasti fino al novembre 1995 quando i settori penali di entrambi gli uffici giudiziari e quelli della Procura della Repubblica, furono trasferiti nella nuova sede del Centro Direzionale. Nel 2007 è toccato al settore civile e nell’ottobre 2010 a quello amministrativo della Corte.

Trasferimenti difficili, spesso contestati, segnati da gravi incidenti e trappole burocratiche come l’incendio della Torre A, le proteste della classe forense, le inefficienze della cittadella giudiziaria.

Il trasferimento al Centro Direzionale è stato un piccolo successo personale, del Presidente della Corte d'Appello Antonio Buonajuto che oltre a guardare al futuro, iniziando un percorso improntato a criteri organizzativi di efficienza degli uffici giudiziari napoletani, non ha mai tradito la storica sede della giustizia partenopea.

“Castel Capuano non sarà abbandonato,ha sempre dichiarato –anzi, continuerà ad essere un luogo-simbolo dove il mondo della giustizia continuerà ad incontrarsi e a confrontarsi”.

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Nel Nuovo Palazzo di Giustizia, ferve l’attività giudiziaria e l’apertura al mondo civile attraverso la creazione di nuovi spazi: la sala Stampa, l’Arengario, l’Auditorium, la Biblioteca Multimediale Girolamo Tartaglione, la Sportelleria, e l’utilizzo dei mezzi informatici per migliorare ed offrire nuovi servizi al pubblico e agli operatori della giustizia, l’Urp Virtuale, il sito web, il polis-web.

Il Nuovo Palazzo di Giustizia di Napoli riunisce alcuni degli uffici giudiziari più importanti del distretto: la Corte d’Appello e il Tribunale, la Procura Generale e la Procura della Repubblica, il Tribunale di Sorveglianza e gli Uffici UNEP.

Le origini del Centro devono farsi risalire alla metà degli anni sessanta, quando il Comune di Napoli individuò un'area industriale dismessa, per la costruzione di un nuovo quartiere da adibire prevalentemente ad uso uffici; ciò anche nell'intento dichiarato di decongestionare il traffico del centro cittadino. Nel 1975 venne elaborato un piano di massima cui seguirono varie revisioni, dovute anche agli adeguamenti antisismici dopo il terremoto dell'80, e con una rielaborazione conclusiva dell'urbanista giapponese Kenzo Tange.

La cittadella giudiziaria si affaccia sulla piazza centrale (Piazza Porzio) in cui si trovano la stazione della Circumvesuviana (in futuro anche della linea 1 della metropolitana e della Alifana), punto strategico dell’intero assetto viario, costituito da tre direttrici principali, orientate da ovest ad est (Asse verde, Asse pubblico e Asse sportivo), tagliate da viali ortogonali, che nelle intersezioni formano ampie piazze, su cui si affacciano gli edifici principali. Lungo l'Asse verde, quello centrale, si snodano uffici e, all'interno dei lunghi porticati, negozi; il percorso è vivacizzato da fontane, arredi, panchine, zone di verde. L'asse sportivo è ancora in fase progettuale, e sarà destinato per lo più ad aree attrezzate, a verde pubblico, ad impianti per il tempo libero e a servizi di pubblica utilità.

Il Nuovo Palazzo di Giustizia di Napoli è stato progettato da un Team coordinato dall'arch. Beguinot. Il palazzo si articola complessivamente su tre corpi identificati nei rispettivi lotti. Il corpo centrale, di altezza variabile tra i 70 e 110 metri, è costituito da tre torri (denominate Torre "A" "B" "C") e sviluppa una superficie utile totale di 155.000 mq. Ai suoi lati, si affiancano due corpi complessi con volumetria variabile, alti rispettivamente 41 e 44 metri, per una superficie complessiva di circa 170.000 mq, caratterizzati da una struttura a sbalzo e sviluppo eminentemente orizzontale segnato dagli scuri lucernari a prisma.

  • All'estremità est, ovest del blocco Torri-Lamellare, sono ubicate le scale di sicurezza. Attraverso opportuni collegamenti, magistrati, avvocati, dipendenti, pubblico accedono con percorsi opportunamente separati alla quota 18, dove si sviluppa sulla quasi totalità del fabbricato, un'ampia superficie denominata "Piazza coperta" destinata a ricevere, contenere e smistare tutto il flusso di cui sopra. Nella piazza in particolare trovano ubicazione alcuni uffici e servizi pubblici essenziali. Un particolare accesso è destinato ai detenuti per il loro accompagnamento allo svolgimento dei processi. Esso è ubicato nella zona nord-ovest, dove vi sono anche celle di sicurezza nonché locali per l'Arma dei Carabinieri. Alle due quote più basse si trovano, interessando la quasi totalità della superficie, le autorimesse.
  • Nell'ambito del 2° lotto il corpo di fabbrica costituente la Torre "A" del Nuovo Palazzo di Giustizia di Napoli si eleva per complessivi n. 31 piani. La pianta si presenta piuttosto articolata in quanto possono distinguersi un corpo di forma rettangolare (lamellare) all'interno del quale, in posizione centrale, si sviluppa una zona detta antinucleo e due corpi curvilinei (ali) simmetrici rispetto all'asse longitudinale che si raccordano al precedente tramite un terzo corpo (nucleo); la pianta si ripete in maniera pressoché costante fino al piano a quota 96.00 m., dopodichè diminuisce sensibilmente (nel corpo lamellare) la sua estensione fino a quota 109.20 m., formando per 5 piani i cosiddetti piani anomali.
    • I lavori di completamento del 2° lotto che subirono più di un’interruzione e per i quali era stato previsto un termine di ultimazione procrastinato al 30.9.90, vennero ancora una volta interrotti il 30.7.90 a causa di un incendio di notevoli dimensioni che interessò la Torre "A", danneggiandola in maniera consistente. Dalle perizie giudiziarie emerse il carattere doloso dell'incendio che distrusse principalmente le due ali della Torre "A" ed, in particolar modo, l'ala EST parzialmente crollata. Successivamente le due ali, fortemente danneggiate, furono demolite e venne realizzata una serie di opere provvisionali (giugno 1991), con il duplice scopo di rinforzare le strutture danneggiate della Torre per demolirle con sicurezza e di fornire a tutte le membrature strutturali, i necessari coefficienti di sicurezza (previsti dalla normativa) per effetto di tutte le azioni sollecitanti richieste dalle disposizioni di legge in materia.

All’interno del Palazzo una Sala Auditorium e una Sala Arengario, destinati ad incontri e convegni; quest’ultima ospita, tra l’altro, una pala lignea del XVI secolo, che faceva parte del patrimonio artistico del vecchio Tribunale di Napoli a Castel Capuano. L’opera, un’iconografia risalente al 1500 circa che ritrae “L’eterno Padre, lo Spirito Santo e Gesù crocifisso tra i Santi Giacomo e Andrea” è stata riportata al suo splendore dal maestro restauratore Bruno Arciprete con fondi messi a disposizione dal Banco di Napoli.

Due gli accessi al pubblico: da Piazza Porzio e da Piazza Cenni, a cui si aggiungono due accessi riservati: Via Aulisio e Via Grimaldi.

Foto Palazzo di Giustizia di Corte d'Appello di Napoli
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